Come si crea un video virale?
I cosiddetti new media oggi hanno “bonificato” alcune parole che fino a qualche anno fa avevano una valenza negativa, ma che utilizzate oggi, rappresentano una “qualità”, un “valore” dal punto di vista marketing. Ad esempio la parola “virale” oggi è la chimera per chiunque pubblichi contenuti sui social, più o meno professionali.
Per virale si intende un contenuto, (solitamente video) che si diffonde in rete grazie al “passaparola”, ossia alle condivisioni social. In molti, hanno provato a definire le regole oggettive e globali da seguire capaci di trasformare un’idea in un contenuto virale di successo.
Ovviamente è inutile dire che non ci sono regole matematiche, in quanto ci si confronta con chiavi emotive e culturali che possono essere condizionate da un gran numero di fattori.
Ciò che può essere d’aiuto nel concepire l’idea giusta, è studiare con la massima attenzione esempi di successo e cercare di trovare in essi delle costanti che potrebbero averne decretato il successo.
Probabilmente chiunque faccia questa analisi arriverebbe a conclusioni sempre differenti, ma se dovessimo semplificare il discorso fino a renderlo banale, potremmo elencare tre caratteristiche abbastanza ricorrenti nei video virali.
1. La durata di un video virale, solitamente è sempre molto ridotta. La fiducia di un utente verso un contenuto sconosciuto (e non promosso da un amico) è sempre abbastanza contenuta. Un video caricato in Facebook solitamente viene riprodotto automaticamente, pertanto non richiede da parte dell’utente un PLAY. Questo ovviamente aiuta tantissimo. Pertanto se il video si conclude in poche decine di secondi al massimo, l’utente lo guarda senza neanche scegliere di farlo.
Poi ovviamente se lo ritiene particolarmente interessante o divertente, “se ne appropria”, ossia ne diventa lo “scopritore”, sostituendosi anche all’autore, agli occhi dei propri contatti social.
2. L’effetto “reality” delle produzioni è un altro aspetto da tenere in considerazione. Ognuno di noi è abituato a vedere in TV e al cinema effetti speciali che, per il livello di realismo raggiunto, non stupiscono più. Sono così credibili che non ci si chiede neanche più “ma come avranno fatto a girare questa scena?”, si rimane nella storia senza uscirne dall’inizio alla fine.
Un video con una qualità professionale quindi difficilmente potrebbe generare sui social “l’effetto wow”. Al contrario più il contenuto video sembra “fatto in casa”, magari improvvisato con un cellulare, con inquadrature improbabili (senza montaggio e cambi di scena) è più ciò che viene rappresentato diventa reale e può generare lo stupore o la curiosità necessaria per innescare la viralità.
3. Un’ultima costante è che difficilmente un utente social si presta a promuovere un contenuto con esplicite finalità commerciali o di brand, pertanto ciò che si vuole nascondere dietro un contenuto virale deve essere “nascosto bene” o scoperto solo successivamente dopo aver raggiunto la diffusione.
Abbiamo fatto un piccolo esercizio in chiave natalizia, senza alcuna finalità, dal titolo “TUTORIAL: COME ADDOBBARE L’ALBERO IN MENO DI 10 SECONDI”, che racchiude le caratteristiche appena descritte.